Amc Pacer

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    Si sa, negli anni ’70 le vetture Americane erano enormi, con motori altrentanto grossi e talmente molleggiate da far venire il mal di mare.
    Vetture squadrate, con un fascino per noi Europei particolare, di certo a me incuriosivano molto, forse perchè differenti o, magari, perchè molto rare vederle in Italia, inoltre le notavo nei film, sportive, veloci, e si sa la fantasia quando si è ragazzini galoppa velocemente.
    Ma oggi parlo invece di una vettura la AMC Pacer che tentò di convertire gli automobilisti “yankee” alle compatte, era ricca di spunti interessanti ma anche piena di difetti. Molti la considerano un “bidone” - un equivalente a stelle e strisce della nostra Fiat Duna - ma chi ha avuto modo di possederla e di guidarla la rimpiange. Nata nel 1975 verrà prodotta fino al 1980.
    Il progetto vede la luce nel 1971, quando la dirigenza AMC (marchio scomparso alla fine degli anni Ottanta), “fiutando” il possibile incremento dei prezzi dei carburanti, decide di realizzare una compatta a trazione posteriore in grado di soddisfare le esigenze di spazio della clientela statunitense.
    Il modello venne dotato di forme arrotondate e di una vasta vetrata, e questo era in contrasto con il design squadrato dell'epoca. Nonostante appartenesse alla categoria delle compact, la larghezza della Pacer era paragonabile a quella delle vetture full-size prodotte nel periodo.
    Il modello viene quindi disegnato partendo dall’abitacolo - ampio quanto quello di una berlina tradizionale, questo spiega la larghezza di quasi due metri - e riducendo il più possibile gli ingombri esterni. Il risultato? Una “segmento C” a tre porte (due più portellone) lunga meno di quattro metri e mezzo contraddistinta da uno stile originale, specialmente nella zona posteriore (dove spicca un enorme parabrezza). Per agevolare l’accesso ai sedili posteriori la portiera del lato passeggero è oltretutto più lunga di 10 centimetri di quella destinata al guidatore mentre ilbagagliaio potrebbe essere più capiente.
    La Pacer fu inoltre la prima vettura statunitense prodotta in massa ad essere dotata di cabina bassa. La linea arrotondata ed aerodinamica della Pacer ricordava lo stile in voga all'epoca, che era chiamato "jelly belly". La vettura è stata assemblata a Kenosha (Wisconsin) ed a Città del Messico. Nello specifico, in Messico, la Pacer fu prodotta dalla Vehículos Automotores Mexicanos.
    Comoda nei lunghi viaggi come solo le auto americane sanno essere, la AMC Pacer offre anche un piacere di guida superiore alle sue connazionali: merito soprattutto di uno sterzo decisamente più comunicativo di quello delle altre proposte realizzate negli USA in quegli anni. Poco convincente la qualità costruttiva: la plancia ha uno stile moderno ma presenta assemblaggi poco curati ed è difficile trovare esemplari con plastiche non rovinate dalla luce solare (abbondante considerando le ampie superfici vetrate).
    Nonostante le dimensioni esterne tutt’altro che ingombranti (fatta eccezione per la larghezza) la compatta a stelle e strisce è decisamente pesante: colpa dei motori dalla cubatura considerevole e di diversi accorgimenti adottati per migliorare la sicurezza come i paraurti voluminosi, i pannelli porta rinforzati e persino un roll-bar integrato.
    La gamma della AMC Pacer si allarga nel 1977 con l’arrivo di una più versatile variante station wagon (dal design più squadrato e più lunga di 13 centimetri) mentre l’anno successivo il frontale assume forme più tradizionali.
    Le ragioni del fallimento della AMC Pacer sono da ricercarsi soprattutto nella gamma motori: inizialmente progettata per accogliere un propulsore rotativo e successivamente ritrovatasi senza neanche la possibilità di poter adottare unità compatte General Motors, è obbligata ad accogliere al lancio un ingombrante 3.8 a sei cilindri in linea da 91 CV, tutt’altro che parco.
    Nel 1976 arriva un più prestante 4.2 e 4,6 L (quest'ultimo era però offerto solo in Messico)- sempre a sei cilindri - da 112 CV mentre in occasione del restyling del 1978 - che porta un vano motore più ampio - si aggiunge un 5.0 V8
    Il motore era montato anteriormente, mentre la trazione era posteriore. L'offerta dei cambi comprendeva una trasmissione automatica a tre rapporti oppure un cambio manuale a tre o quattro marce. Il cambio manuale a tre marce era disponibile anche con l'overdrive.
    La compatta “yankee” rappresenta, nel bene e nel male, un pezzo di storia dell’automobilismo americano: ha dimostrato agli statunitensi che non è necessario avere un’auto grande per stare comodi e solo l’avvento delle più parche rivali giapponesi ha causato la sua fine.

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