I ruggenti anni 70/80

Posts written by xericos

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    La Peugeot Proxima non è una Suopercar moderna, anche se la sua linea risulta ancora molto attuale, ma risale al 1986, ed è stata la prima vettura, della casa del Leona, ad introdurre materiali che a metà degli anni ottanta erano sicuramente semisconosciuti nell’impiego automobilistico, ne fanno di fatto una vettura esclusiva e futuristica fin dal suo esordio, si pensi alle fibre di carbonio e al policarbonato che fanno parte della costruzione dell’auto.
    La vettura viene mossa da un motore 2,8 litri biturbo 6 cilindri 24 valvole, in grado di erogare ben 600 cv, che rende la vettura velocissima, grazie al rapporto peso potenza molto favorevole, la vettura pesa meno di una tonnellata. Il tutto viene gestito da una centralina di tipo multipoin sequenziale. Per la motricità troviamo una trazione integrale, normalmente la trazione è solo posteriore, ma quando le ruote posteriori perdono moptricità la potenza viene trasferita alle ruote anteriori. Modernissimi i freni dotati di ABS e di ammortizzatori sportivi, in grado di conferire alla Peugeot Proxima una tenuta di strada da vera sportiva.
    L’abitacolo, è caretterizzato da una abilità per 4 persone, in realtà è il classico taglio 2+2, dove i posti posteriori vanno bene per due bambini o per piccole percorrenze.
    La vettura presenta misure importanti, larga 2,06 m, lunga 4,42m, alta 1,14, si presenta con una linea molto sportiva, priva di portiere, che complicano l’accesso nell’abitacolo vi si entra con lo scavalcamento delle fiancate oppure rimuovendo il guscio di protezione superiore.
    L’abitacolo, è composto da sedili avvolgenti, in pelle, camere esterne per il controllo dall’interno, mediante monitor, gli sapzi dellì’auto, l’impianto di climatizzazione viene invece gestito mediante cellule fotovoltaiche.
    La Peugeot Proxima, è un bellissimo studio, che permise alle vetture future di dotarsi delle più moderne tecnologie, rimanendo però allo stadio di prototipo.




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    Questo viedo dimostra come la sicurezza è aumentata nel corso degli anni, sicurezza passiva e attiva, che permette, il più delle volte di riportare a casa la pelle. Nel video infatti si possono vedere i comportamenti di due vetture una del 2009 ed una del 1959, il risultato è eclatante. Questo in parte spiega anche il perchè è meglio tenere le auto d'epoca da pare ed utilizzarle il minimo indispensabile.

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    un bel video sulla sicurezza stradale datato 1966



    Edited by xericos - 7/8/2015, 22:45
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    le vado a reinserire, purtroppo a volte succede
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    SEAT Ritmo (FIAT Ritmo) - Occhi bendati 1979-80

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    Molto bella, se potessi me la rifarei una 127, anche se al momento sto restaurando il maggiolone
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    Che bei video. Ottimo lavoro Lemos
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    Un bel video comparativo delle regine dei Rally.
    La storia delle corse parla chiaro e il dominio della Regina è indiscutibile, ma per le vetture stradali non c'è ancora tregua dopo tutti questi anni. Davanti a loro sembra che gli anni del Gruppo A più divertente della storia non siano mai passati. Mettetevi comodi.
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    Mamma mia quanti sono, che belli
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    Sinceramente ci sono poche basi per capire il titolo della canzone.
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    FIAT 128 Coupé Sport \ 1971-73
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    Questa volta andiamo avanti nel tempo e parliamo di una vettura che vide la luce la prima volta nel 1992, presso il Motor Show di Bologna, una piccola compatta, che la Italdesign Giugiaro propose alla Fiat, la Lucciola, da non confondersi con una reinterpretazione moderna della Fiat 600 di Francis Lombarsdi.
    La prima apparizione ufficiale avvenne al Salone dell'Automobile di Ginevra del 1993, proposta al Gruppo Fiat come una ipotetica erede della Cinquecento.
    La Lucciola è equipaggiata con un motore diesel catalizzato bicilindrico da 5,5 kw e due motori elettrici, posizionati sulle ruote posteriori, da 7kw ciascuno. Il sistema ibrido garantisce una velocità di 100 km/h e un'autonomia pari a 8 ore continuative in sistema ibrido o 50 km puramente in elettrico.
    La carrozzeria era realizzata con materiali riciclabi e si presenta con tre porte e una grande versatilità di carico. Si trattava quindi di una vettura ecologica, oggi probabilmente avrebbe avuto un maggiore successo, multifunzionale e pratica, in quanto convertibile da vettura chiusa a vettura scoperta, la Lucciola è particolarmente adatta al tempo libero.
    Si trattava in pratica di una versione funzionante del prototipo statico della ID500, presentata al salone di Torino del 1992.

    Fiat ID500
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    A causa delle soluzioni fin troppo costose per l'epoca il progetto venne bocciato dalla Fiat e venne ceduto a Who Woo Choonga, all'epoca presidente della Daewoo, il quale era intenzionato a produrre un piccola city car con carrozzeria monovolume e cinque porte.
    Da questo progetto nascerà infatti la piccola Daewoo Matiz, che tanto successo ottenne negli anni '90.

    Fiat Lucciola
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    Buick Riviera – qualcosa in cui credere, così recitava la pubblicità dell’epoca, della Buick Riviera del 1971, una macchina che, giunta alla sua terza generazione, grazie alle sue forme innovative e originali raccoglieva il plauso di giornalisti e critici. La storia di questo modello però comincia circa una decina d’anni prima e l’origine del suo nome va cercata più indietro ancora nel tempo. Riviera non era un nome nuovo per General Motors, che lo aveva usato per la prima volta nel 1949. In quell'anno infatti, alla Buick si disegnava la nuova hard top pilarless due porte, che venne battezzata Roadmaster Riviera.

    Roadmaster Riviera
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    Negli anni successivi il nome fu più volte riutilizzato dalla GM, non per indicare un modello, ma uno stile di carrozzeria, quello 4 porte con hardtop pilarless. L’ultimo modello ad usufruire di tale indicazione fu l’Elctra Riviera del 1963, quello stesso anno il termine divenne la denominazione di un modello.
    La Riviera, in principio XP – 715, nasce dall’esigenza della GM, attorno al 1961, di creare una degna concorrente della Ford Thunderbird, allora tra le auto più di successo, che aveva già venduto 200,000 esemplari.

    Schizzo della Riviera XP-715
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    La vettura doveva avere uno stile unico, due porte e 4 posti a sedere, comoda, ma con grandi prestazioni. I primi disegni si ispirarono alla LaSalle, Cadillac prodotta negli anni trenta disegnata dal grande Harley Earl, mentore di Bill Mitchell, capo progetto della Riviera. Fu d’ispirazione anche un viaggio a Londra di Mitchell, che rimase affascinato dall’apparizione nella nebbia di una Rolls-Royce personalizzata, quella fu la linea che cercò di ricreare. Così quello che ottenne fu un design estremamente innovativo, che vedeva elementi rotondeggianti degli anni venti/trenta, fusi, armonizzati con il profilo spigoloso tipico dell’auto americana anni sessanta/settanta. I due particolari più interessanti sono sicuramente la “boattail” (terza generazione), che donava all'auto un’idea di avveniristico e le griglie verticali ai lati del paraurti (prima generazione), che richiamavano l’alta calandra della Cadillac LaSalle. A queste griglie in principio, per motivi di costi, venne assegnata una funzione puramente estetica, ma nel 1965, seguendo il progetto originale, i fari anteriori, posti a vista in mezzo alla calandra, vennero collocati dietro queste due griglie, ognuna divisa orizzontalmente in due parti, mosse da un unico motore elettrico, che ne consentiva l’apertura.
    Conclusa la fase di progettazione, si trattava quindi di trovare il marchio che avrebbe prodotto l’auto. Se la Riviera che conosciamo oggi, porta il logo Biuck, è perché le prime due divisioni a cui Mitchell si rivolse, Chevy e Cadillac, non erano interessate a produrla, avendo già la linea piena. Mitchell si rivolse allora a Pontiac e Oldsmobile, entrambe interessate, ma con l’intenzione di modificare il progetto, cosa che lui non gradiva. Fu così che Buick, in un momento di difficoltà e con la necessità di cambiare rotta velocemente, decise di produrre l’auto. Tuttavia i vertici di GM, proprio per le difficoltà momentanee del marchio, non erano favorevoli e cercarono, indicendo per due volte, un concorso tra Buick, Pontiac e Oldsmobile, di assegnarla a quest’ultime, che tuttavia persero in entrambi i casi.

    La prima generazione – Prodotta dal 1963 al 1965, non condivideva il pianale con nessun altro modello GM, cosa assai rara. Era lunga 5,30 metri, larga 1,94 metri e pesava 1813kg, quindi più lunga, ma meno pesante della rivale Thunderbird. Era equipaggiata con il classico V8 Buick da 6,570 cm³, con potenza di 325 CV, associato alla trasmissione Dynaflow Twin Turbine. I freni erano a tamburo e il servo sterzo era di serie (3,5 giri da blocco a blocco). La stessa potenza, ma il minor peso rispetto ad altri modelli, la resero una delle auto dell’epoca con la miglior agilità, il miglior bilanciamento e confort, pur non perdendo quella propensione al sottosterzo, che rende questi veicoli unici. Era in grado di correre gli 0-60 mp/h (97 km/h) in 8 sec. e raggiungere velocità di punta di 201 km/h. Era il modello Buick più costo, 4,333 $, 112$ dollari in meno della rivale, ma con gli optionals, tra cui volante regolabile, cruise control, sedili riscaldabili, radio, aria condizionata e cerchi a raggi, si arrivava a 5000 $. Inizialmente la produzione fu volutamente limitata a 40,000 esemplari, per aumentare la domanda.

    Buick Rviera 1963
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    Lievi cambiamenti vennero effettuati negli anni 1964 – 65, in un primo momento si abbondonò il V8 6,6, in favore del V8 6,950 cm³ con potenza di 360 CV, ma successivamente vennero riproposte entrambe le motorizzazioni. Si sostituì la trasmissione Twin Turbine a due rapporti, con una Super Turbine 400 a tre rapporti, equipaggiata solo in seguito con convertitore di coppia a passo variabile, presente sulla Twin. Venne prodotta, in oltre, la versione “Grand Sport”, con rapporto finale del cambio più alto, scarichi doppi e con sospensioni più rigide.
    La sfida con la Thunderbird – Sebbene la Riviera avesse una linea più esclusiva, fosse più veloce, più confortevole, più accessoriata e più prestigiosa di una Ford, pur costando meno di una Ford, perse la sfida. La causa di questa sconfitta, probabilmente, fu la scelta del nome. Se da una parte, Thunderbird era un marchio forte, che anche agli americani meno informati suggeriva qualcosa di speciale e di sportivo, dall’altra il marchio Riviera era inflazionato, era stato usato troppe volte, su troppi veicoli differenti e non rappresentava nulla di particolare nella mente degli americani.

    Buick Riviera 1965
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    La seconda generazione - Prodotta dal 1966 al 1970, venne totalmente riprogettata dall'ingegnere Dave Holls per garantire una migliore guidabilità e maneggevolezza. Anche il design è stato totalmente rivisto, in modo tale da rendere la vettura più aerodinamica e migliorare l'immissione dell'aria all'interno dell'apparato di raffreddamento. L'impianto di illuminazione è stato mantenuto a scomparsa, con i proiettori posizionati al di sopra della griglia del radiatore. Le luci di posizione sono state invece integrate all'interno del paraurti.
    Come la generazione precedente, la trazione è rimasta posteriore, ma le sospensioni anteriori hanno subito delle modifiche per poter migliorare la maneggevolezza complessiva dell'auto. Venne equipaggiata con il solo propulsore 425ci da 340 cv con il filtro dell'aria cromato.
    Nel 1967 la gamma dei motori venne estesa con l'introduzione del propulsore 430 ci V-8 da 360 cv. Con l'opzione GS era possibile installare su di esso un filtro dell'aria in fibra di vetro rossa denominato Star Wars. Per la prima volta l'impianto frenante veniva gestito da freni a disco nella zona anteriore della vettura.
    Esteticamente, non vi furono molti cambiamenti, se non l'introduzione di una nuova griglia anteriore cromata e di nuovi loghi stilizzati. Invariati erano anche gli interni, eccezion fatta per i sedili e i pannelli delle portiere.

    Buick Riviera 1966
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    Nel 1968 la vettura subi un restyling. I fari tornarono ad essere a scomparsa e le luci di posizione vennero integrate nel paraurti. Ai lati della vettura, per conformarsi ai nuovi regolamenti federali, vennero apposti dei segnalatori di cambio di direzione sia nella parte anteriore che posteriore. In quest'ultima i fari sono stati inglobati nel paraurti, e la stessa cosa è toccata al bocchettone del carburante, posizionato accanto alla targa.
    Sempre per conformarsi ai nuovi regolamenti, il cruscotto interno è stato imbottito per renderlo più morbido in caso di impatto. Non vi sono state modifiche nella motorizzazione.

    Buick Riviera 1969
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    Terza generazione - Prodotta dal 1971 al 1973, Quando venne decisa la produzione della terza serie della Riviera, i progettisti della Buick realizzarono un design totalmente differente da quello delle versioni precedenti. Esso venne disegnato da Jerry Hirshberg, il quale, ispirandosi ad un modello in scala precedentemente realizzato da un altro designer, donò alla vettura una linea molto più filante e sportiva. Il propulsore rimase invariato rispetto a quello della generazione precedente, in quanto venne mantenuto il modello 455 cu da 265 cv di potenza.
    La Model Year 1972 presentava pochissime modifiche estetiche rispetto all'anno precedente, sia per quanto riguarda gli interni che gli esterni. Una lieve modifica venne invece apportata al propulsore 455 cu, il quale, per sopperire alle nuove leggi per il controllo delle emissioni, dovette essere depotenziato a 250 cv. Esso veniva gestito ora da un nuovo cambio a tre marce con trasmissione Hydra-matic 400. In aggiunta al precedente propulsore venne però inserito anche il GS 455, il quale aveva una potenza supplementare di 10 cv.

    Buick Riviera 1971
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    Il Model Year 1973 è stata l'ultima versione prodotta della terza serie della Riviera. Il Design ha subito un restyling volto a rendere la vettura più lussuosa. I motori e la trasmissione non hanno subito variazioni, ma sono stati modificati gli ammortizzatori e le molle per migliorare la stabilità della vettura.

    Buick Riviera 1973
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    Quarta generazione – Prodotta dal 1974 al 1976, La vettura venne trasformata in una berlina di lusso, e ciò coincise con un calo delle vendite dovuto a questa nuova progettazione non gradita dal pubblico.Il telaio deriva dal Model Year 1973 e si distingueva per il porta bagagli posteriore ingrandito. La Riviera acquisì molto peso grazie all'introduzione di nuovi accessori. Gli interni furono impreziositi con l'aggiunta di sedili avvolgenti, orologio digitale e luci interne che comprendevano due posacenere illuminati. Il terminale di scarico implementava ora due tubi di scappamento e furono aggiunti pneumatici modello H78-15.

    Buick Riviera 1974
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    Nel Model Year 1975 furono pochi i cambiamenti introdotti, tra cui un nuovo disegno dei fari anteriori e una lunghezza ed un peso diminuiti nel complessivo. Ancor meno furono i dettagli modificati sulla Model Year 1976, fatta eccezione per i tentativi di contenere i consumi a causa della dilagante crisi energetica.

    Buick Riviera 1975
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    Quinta generazione - Prodotta dal 1977 al 1978. Data la dilagante crisi energetica, i tecnici della Buick, nell'introdurre la 5ª serie della Riviera sul mercato, optarono per realizzarla di dimensioni contenute onde risparmiare peso e quindi carburante per muovere la stessa. L'auto venne realizzata usufruendo della piattaforma B condivisa con la Buick LeSabre. I propulsori erano di tre tipi, uno prodotto dalla casa madre (modello 350 da 155 cv) e due derivati dalla Oldsmobile (modelli 350 4 403 da 170 e 185 cv rispettivamente). Nonostante la riduzione di potenza, la vettura aveva, per la sua categoria, una buona accelerazione, che si assestava sui 9,4 secondi per accelerare da 0 a 100 Km/h.L'impianto frenante era costituito da 4 freni a disco. Il design venne curato ispirandosi alla prima serie del 1966 rielaborandolo per i canoni dell'epoca.

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    Bene ragazzi, vi comunico in maniera ufficiale l'inizio dei lavoro al mio maggiolone, ho già fatto tante foto che poi vi posto.
    Ciao

    Il lavoro è fermo per chiusura carrozzeria, le ferie esistono pure per loro, ma comunque posso pubblicare un po' di foto, chi sta facendo il lavoro è la Carrozzeria Claudi Di Renzo, presente in Vicolo del Buco 1 Roma, zona Trastevere.
    Si era iniziati con il portare il mezzo per un danno all'anteriore sinistro, dovuto ad un incidente con un tir, il quale si era allargato in curva, poi vedendo il mezzo ci siamo detti, e che fai il davanti ed il resto?

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    Come si può notare, il danno all'anteriore ha coinvolto tutta la parte sinistra, ma per fortuna non incidendo il telaio che era stato già lavorato dal precedente proprietario.

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    Si inizia a tirare la carrozzeria, dopo aver posto il mezzo su dima, per riottenere le tolleranze e le misure corrette.

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    La macchina è sana nel complesso, riportando ruggine nelle solite parti più esposte, sotto la griglietta del lavavetro, la vasca nel tempo diventa una piscina, perchè si ottura il piccolo foro di scolo, la stessa poi tracima, andando ad allagare il vano ruota che con il tempo si arruginisce.

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    Anxche le bocchette di areazione, le lune esterne, tipiche dei modelli maggiolone, tendono nel tempo a diventare un luogo di marciume, la Volkswagen per insonorizzare la vettura metteva della schiuma espansa, che però con l'acqua piovana tendeva a trattenere umidità, portando alla lunga ruggine, il lavoro è consistito nell'apertura di due finestre interne, per non dover tagliare tutto l'esterno ed eliminazione di tutte la schiuma, risanamento con prodotti anti ruggine e alla fine eliminazione delle parti più marce con relativa chiusura con stucco metallico.

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    Al momento, come ho detto i lavori si sono fermati, ma appena a settembre la carrozzeria riapre continuerò con la cronaca del salvataggio del maggiolone.

    Edited by xericos - 20/8/2015, 08:07
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    Creata da Giorgetto Giugiaro, la Iguana è un prototipo richiesto direttamente dalla casa del Biscione, creare un nuovo vestito alla già bellissima Alfa Romeo 33 stradale.
    Presentata inizialmente allo Sport Car Show di Monza, e successivamente, in maniera ufficiale, al Salone dell'automobile di Torino nel 1969.
    Essa fu il primo modello Alfa Romeo progettato da Giugiaro (come azienda di progettazione indipendente). Non ebbe nessun seguito produttivo, ma questa vettura gettò le basi estetiche, di concezione dei volumi e soprattutto di tecnologia applicata alla carrozzeria della più nota DeLorean DMC-12.
    La vettura si presentava con una carrozzeria di tipo coupè, presentando un telaio in tubi di acciaio, imbullonati tra loro.
    Le limitazioni imposte dall'utilizzo di un telaio da competizione dettano l'impostazione formale dell'Iguana: le strutture portanti in acciaio sono lasciate a vista e semplicemente spazzolate, come avverrà anche con l'Aston Martin Twenty Twenty del 2001. La maggior parte della carrozzeria, disegnata da Franco Scaglione, è stata realizzata in alluminio, mentre alcune parti sono state realizzate in acciaio per aumentare la rigidità complessiva. Il serbatoio del carburante era in gomma. Tetto e lunotto sono due ampie superfici vetrate mentre i pannelli carrozzeria sono avvitati al telaio mentre cofano anteriore e posteriore sono realizzati in pezzi unici integrali incernierati alle estremità del corpo vettura.
    La linea con il muso spiovente anticipa nelle linee generali, nell'andamento della finestratura e nella definizione del posteriore elementi che verranno ripresi da altre auto, in primis l'Alfetta GT anch'essa opera di Giugiaro.
    L'Iguana era dotata di un motore V8 da 1998 cc, in grado di erogare 230 cv di potenza a 8.000 giri al minuto. Tale potenza era stata così predisposta per ragioni di affidabilità, in quanto si sarebbero potuti ottenere 270 CV. Si trattava del primo motore V8 della casa del biscione. Tale propulsore, che poteva spingere la vettura a 260 km/h, era abbinato ad un sistema di iniezione del carburante Spica e ad un cambio Colotti a sei rapporti. Le sospensioni erano a doppi bracci trasversali sui quattro angoli. L'impianto frenante era costituito da freni a disco inseriti dietro cerchioni in alluminio della Campagnolo.

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