I ruggenti anni 70/80

Posts written by xericos

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    Si speriamo che si finisca il lavoro presto, ormai è una eternità che sta dal carrozziere, ma questi lavori vanno fatti con calma
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    Grazie ss65, contento che ti sia piaciuta
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    Fiat Ritmo - è bello avere una Ritmo

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    Lo studio dell'aerodinamica, fu molto intenso negli anni '60, si cercò di creare vetture che fossero filanti, belle e veloci, magari abbinati qa piccoli motori. In Italia questa ricerca era molto intensa, tanto da creare vetture a volte particolari altre volte veri e propri capolavori della tecnica.
    Nel prototipo di Pininfarina, x, di certo la bellezza non è il canone principale, ma di certo con il suo cx di 0,23, possiamo dire che sia una vettura veramente aerodinamica, non è una vettura uscita da chi sa quale fumetto, ma un vero e proprio esercizio di stile, che la Pinifarina fece nel 1960, riprendendo in parte gli studi di Morelli con la M1000, Pinifarina si spinge oltre: tre ruote, un design che riesce ad essere contemporaneamente moderno e retro (almeno per l'occhio di un osservatore dei nostri giorni) e come già accennato, un coefficiente di resistenza aerodinamica di 0,23 che sarebbe notevole anche per una berlina odierna (è più o meno equivalente al coefficiente di una Tesla Model S o di una Mercedes Classe S).
    Costruita nella galleria del vento, la vettura riprende la forma di una goccia, le ruote sono disposte in forma romboidale, e non sono tre, come in tanti possono pensare, ma sono esattamente quattro, una davanti al centro, due laterali e l'ultima posizionata posteriormente sempre al centro vettura, quest'ultima inoltre è l'unica ruota motrice. A spingere questo capolavoro della tecnica provvedeva un motore FIAT da 1089 cc (43 cavalli) posto lateralmente nella parte posteriore, abbinato ad un cambio a 4 marce.
    L'ingegnere torinese credeva infatti fortemente che la PFX (nome ufficiale del veicolo) non fosse solamente un esercizio di stile, ma che potesse rappresentare una soluzione eccellente anche su strada.
    L'obiettivo non fu però raggiunto: dopo essere stata esibita ai saloni di Torino nel 1960 e di Bruxelles nel 1961, la PFX fece ritorno alla fabbrica, rimanendo nel museo Pininfarina fino al 2007, quando fu acquistata dal collezionista John Rosatti.
    Successivamente tutta la collezione di John Rosatti è stata messa all'asta di Barrett-Jackson, ma la PFX è stata aggiudicata da uno specialista statunitense di auto storiche, Hyman di St Louis in Missouri, il quale ha provveduto a rimettere in vendita questa avveniristica auto, ancora tutta originale ma con qualche segno del tempo, ad un prezzo di 595.000 dollari.

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    Altro incontro di Maggiolini, tenutosi a Roma.

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    Riprendiamo la storia delle vetture non più prodotte in Europa, ma che in qualche modo sono sopravvissute dopo la fine in Europa, in questo caso altra vettura Italiana, la Fiat 600, mentre in Italia è terminata nel 1969, è proseguita nei paesi dell'Est, con il marchio di Zastava fino al 1985, inoltre ha ottenuto le porte incernierate anteriormente solo nel 1969, mentre in italia sono state introdotte nel 1964, con l'ingresso in Fiat della Fiat 850. Per quanto riguarda le motorizzazioni ha adottate le stesse previste per l'Europa, solo nel 1980, la Zastava monterà il motore di derivazione Fiat 850.

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    Con il marchio Zastava la piccola Fiat 600 è stata assemblata in Colombia e Bogotà, dal 1977 al 1984

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    Nei primi anni ’60 la Fiat 600 comincia ad invecchiare, nonostante ancora piaccia e venda parecchio. La Fiat decide perciò di iniziare gli studi di un nuovo progetto, che prenderà il nome di 122, in pratica, come da richieste dell’allora Amministratore Delegato Vittorio Valletta, si deve creare una nuova vettura, che si potesse inserire tra la Fiat 600 e la Fiat 1100, ma con un budget limitato. La soluzione scelta è quella di una evoluzione della stessa Fiat 600, nasce così la Fiat 850, una simpatica vetturetta, che agli occhi dei possibili acquirenti sembra un’auto completamente nuova.
    Il lavoro di aggiornamento della nuova vettura si deve a Dante Giacosa, capo porgettista Fiat dell’epoca, che rimodella il frontale, ora più alto e squadrato, che incorpora i fari anteriori circolari di grande diamentro, si passa dai 13 cm della Fiat 600 a ben 17 cm della Fiat 850 (gli stessi fari che erano anche usati sulla più grande Fiat 1100), la parte centrale invece era la stessa della Fiat 600, con le portiere leggermente ridisegnate, il parebrezza venne ampliato per adattarsi meglio alle nuove modifiche e i finestrini posteriori modificati per ottenere una maggiore visibilità. La nuova piccola coda posteriore, aggiunta per ragioni aerodinamiche ed estetiche si rivelava in realtà sconveniente se si doveva raggiungere il motore, in quanto bisognava smontare il fascione portatarga, il motore inizialmente era lo stesso che equipaggiava la Fiat 600, un 4 cilindri di 767 cc, 29 CV (21 kW) a 4 800 giri/min, successivamente aumenta la propria cilindrata a 843 cc e la potenza a 34 CV DIN o 37 CV DIN (sulla versione Super), arrivando a toccare i 120 km/h di velocità massima e 125 per la Super.
    Tutte le modifiche effettuate alla vettura portarono ad aumentare la lunghezza della carrozzeria che passò a 357,5 centimetri, 36 in più della 600. Dell'antenata, oltre all'analoga impostazione ed architettura, trazione emotore posteriore, la 850 mantenne anche le ruote da 12 pollici con relativi coprimozzo, adottate sulla versione "fanaloni" della 600, ovvero l'ultimo modello prodotto in affiancamento con la neonata 850.

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    L’abitacolo internamente era simile a quello della Fiat 600, anche se risultava più luminoso, grazie al parabrezza più grande, e spazioso, bastò infatti disegnare una plancia più moderna e rivestita in materiale plastico (nero antiriflettente) al posto della lamiera, un'importante novità era l'introduzione di un impianto di riscaldamento efficiente che non immetteva nell'abitacolo l'aria calda e maleodorante del motore, ma che disponeva di un radiatore proprio. Queste caratteristiche resero la vettura agli occhi del pubblico un enorme passo avanti rispetto alla 600.
    Ulteriori cambiamenti si ebbero con l'introduzione di un nuovo braccio a "Y" che sorreggeva il motore, montato in posizione arretrata rispetto alla 600. L'impianto frenante di questa prima serie, ovviamente a comando idraulico, manteneva il classico schema a tamburo sulle 4 ruote ma debitamente potenziato in virtù dell'aumento di peso e prestazioni rispetto alla 600.
    Al momento del lancio nel maggio del 1964 erano disponibili due versioni, la Normale da 34 CV (alimentata a benzina normale), e la Super da 37, (alimentata a benzina super, con maggior numero d'ottano). I due modelli erano identici. L'unico fattore discriminante era una targhetta, posta nel vano motore, recante la sigla 100G000 per la versione Normale, 100G002 per la versione Super..

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    Nel 1968 tutta la gamme venne leggermente rivista. La Super cedette il posto alla Special, che risultava meglio rifinita e più ricca, profili cromati sulle fiancate, cornici lucide ai bordi di parabrezza e lunotto, mascherina modificata; all'interno, tante piccole migliorie: nuovo volante con corona in simil legno e razze nere in metallo forato, nuova plancia rivestita in plastica, quadro strumenti nero anziché grigio e tachimetro con fondo scala a 160 km/h anziché 140, aggiunta di un pozzetto porta-oggetti vicino alla leva del cambio, divano posteriore ridisegnato con sostegno per le cosce, specchietto retrovisore interno con posizione antiabbagliante. Nuovi colori interni e esterni, e nuovi cerchioni da 13 pollici (adottati già su coupé e spider, che saranno anche dotazione delle future 128 e 127). Furono mantenuti i rostri gommati e fu equipaggiata col motore da 47 CV della versione coupé del 1965, dotato di carburatore a doppio corpo e collettori di scarico maggiorati, che le consentiva di superare i 135 km/h. In conseguenza di questo incremento prestazionale, si scelse di adottare i più performanti freni a disco sull'avantreno. La Fiat 850 Normale, invece, rimase pressoché invariata.

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    Come per la 600 anche la 850 fu oggetto di preparazioni sportive da parte di Abarth e Giannini:
    la casa dello Scorpione presentò la prima elaborazione, siglata OT 850, appena due mesi dopo il lancio del modello di serie; al Salone di Torino 1964 fu il turno della OT 1000 con motore da un litro, mentre al Salone di Torino 1966 fu presentata una versione di 1300 cm³ (modello OT 1300/124, con motore di origine Fiat 124). Due modelli speciali furono la OT 1600 e la OT 2000: la prima, datata 1964, derivava dalla 850 berlina nel cui vano motore era stato installato il 1600 cm³ bialbero delle Abarth-Simca 1600 GT (155 CV, 220 km/h)[4], mentre la seconda montava nella carrozzeria della 850 Coupé il 2 litri bialbero delle Sport-Prototipo di Corso Marche (185 CV, 240 km/h): la OT 1600 fu prodotta in pochissimi esemplari, mentre la OT 2000 rimase solo un prototipo;
    la romana Giannini presentava i modelli 850 S e SL (derivati dalla berlina, 48 CV, 135 km/h) e 950 Coupé (50 CV, 150 km/h); rispetto alle versioni Abarth erano meglio accessoriate.
    Al di fuori della produzione seguita direttamente dalla casa torinese, diverse sono state le interpretazioni da parte di carrozzieri esterni. Degna di nota è la SIATA 850 Spring, vetturetta spider ispirata delle auto anni trenta scoperte. I pochi esemplari prodotti, quasi tutti finiti all'estero, montavano, appunto, la meccanica della Fiat 850 tipo 100G.002, ossia quelli della Super (anche se molti esemplari, forse dopo la rottura del motore, o per pura smania di cambiare, montano la versione da 47 CV, o preparata o originale del coupé, o addirittura il 903, più adatto come prestazioni al tipo di vettura)
    Anche la Carrozzeria Vignale realizzò una sua versione coupé e spider; venne prodotta dal carrozziere in Italia come Fiat 850 Vignale, e con il motore della Fiat 600D in Argentina, direttamente dalla casa con il nome di "770" prima e "800" in seguito (anche in versione Spider)
    La carrozzeria Francis Lombardi realizzò la "Fiat 850 Lucciola", con carrozzeria a quattro porte e allestimento più lussuoso, e la "Grand Prix", coupé dalle linee aerodinamiche disponibile, oltre che con la meccanica della 850, anche con motori Abarth o Giannini; anche la SEAT realizzò una versione 4 porte della 850, esteticamente simile alla Lucciola ma progettata indipendentemente dalla casa spagnola. Anche la carrozzeria mantelli creò la propria Fiat 850 a 4 porte.

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    Ovviamente anche la Fiat 850, venne prodotta su licenza da società esterne:
    La Seat creò la la Seat 850, versione identica all’Italiana, ma anche una interessante versione a 4 porte.
    In Bulgaria venne creata con il nome di Zastava 850, una versione potenziata della Fiat 600 che utilizzava solo il motore della più performante Fiat 850.

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    Una piccola curiosità sul mezzo, per il lancio della vettura, , la Fiat ricorse alla Disney per preparare una storia dove essa fosse una dei protagonisti di una grande avventura; venne quindi preparata la storia Paperino e la 850. Pubblicata quindi in dieci episodi sul settimanale Topolino, dal n. 455 al 464, la storia vede Paperino, insieme ai nipotini e su ordine di zio Paperone, al volante di una rossa Fiat 850 che servirà per portare a Tokyo, in occasione delle Olimpiadi, un super-super gas che dovrà alimentare la fiaccola olimpica. Il viaggio, che si snoda attraverso America, Lapponia, Europa ed Africa, è però irto di insidie preparate da Maga Magò (intenzionata ad impadronirsi del gas) con l'aiuto della Banda Bassotti. Fortunatamente la presenza di Mago Merlino toglie i paperi (e, chiaramente, anche la fida 850) da ogni tipo d'impaccio e pericolo. La storia fu disegnata da Giovan Battista Carpi.

    Copertina della storia Disney
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    Così venne presentata la FiaT 850 dalle testate giornalistiche
    Finalmente, dopo anni di attesa e di indiscrezioni, è arrivata la "850" Fiat.
    L'uscita di un nuovo modello di automobile che nei primi tre anni sarà costruito in un milione di esemplari almeno, è un avvenimento che interessa ben più che un ristretto cerchio di appassionati o di specialisti, è un avvenimento di interesse generale. Anche se si riuscirà ad esportare il 40% della produzione, saranno per lo meno 600.000 le "850" che verranno immatricolate in Italia entro il 1967; e così fra tre anni ben due-tre milioni di italiani potranno viaggiare su questa vettura
    Gianni Mazzocchi

    Dai primi di maggio la Fiat ha presentato la "850" nella versione "normale", con motore adatto a funzionare con carburante normale, e nella versione "super", per alimentazione a supercarburante e capace di prestazioni lievemente superiori.
    Poste in vendita al medesimo prezzo di listino le "850" non sostituiscono alcun preesistente modello Fiat, ma si inseriscono fra la "600 D" (che ha subito da poco la modifica delle portiere incerniate anteriormente) e la "1100 D".
    Sarà interessante osservare come, all'avvento della "850", il mercato reagirà nei confronti della "600 D": quest'ultima cederà alla nuova nata la palma dell'automobile italiana più venduta? E l'utente, data la parità del prezzo, sceglierà la "850" "normale" o (è più probabile) la "super"?
    Secondo indiscrezioni raccolte sembra che alla "850" berlina si affiancherà in seguito, prodotta dalla Fiat stessa, una edizione con carrozzeria coupé, che molto probabilmente adotterà un motore potenziato, e quindi sarà capace di prestazioni lievemente superiori: il suo prezzo dovrebbe essere piuttosto interessante. La nostra prova su strada è stata effettuata con due "850": una "normale" e l'altra "super". I lettori potranno così confrontare direttamente le diverse prestazioni delle due versioni.
    Quattroruote giugno 1964

    La produzione della Fiat 850 cessò nel 1971

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    Edited by xericos - 29/5/2016, 20:37
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    Sinceramente la piccola Volvo 480, credo sia stata un piccolo capolavoro di ingegneria, trazione anteriore, veloce ma stabile e sicura, come hai detto te, con un turbo che era in grado di darti soddisfazione, ma senza staccarti le orecchie.
    Poi non so perchè l'associo molto alla piccola Trans Am usata nel telefilm supercar, ha alcuni punti in comune.
    Ciao
  9. .
    Un altro video simpatico in cui Giancarlo Baghetti prova la Fiat Croma

  10. .
    Un bel video degli anni '80, in cui si presenta la prima serie della Panda 4x4.

  11. .
    Molto belle come sempre le tue foto, belle le auto, la Laika sarebbe l'ultimo restyling della Fiat 124, versione 2107 se non erro.
    Ciao
  12. .
    Grazie Lemos, i lavori sono lunghi e soprattutto tanto costosi, ma risorgerà dalle ceneri più bello e spero duri qualche anno
  13. .
    La Fiat 600 multipla fu la prima vettura Europea ad adottare una linea monovolume, una vettura quindi rivoluzionaria e molto particolare, che ebbe grande successo soprattutto come taxi e come veicolo commerciale, il suo più grande difetto era nella sua precaria stabilità, dovuta ad una careggiata stretta ed ad una altezza notevole, in un’epoca in cui non esistevano controlli di stabilità e nemmeno la prova dell’Alce, la vettura ebbe comunque un buon successo.
    Dalla Fiat 600 multipla, come accennato, veniva usata spesso come veicolo professionale, e non è difficile immaginarsela come furgoncino per le consegne cittadine.
    La Fiat però sfrutterà questa soluzione solo molti anni dopo la sua presentazione con il Fiat 600 T, nel 1964 e che darà vita poi al Fiat 850 T e successivamente al più moderno, si fa per dire, Fiat 900 T.
    Inizialmente le versioni furgoncino derivate dalla Fiat 600 multipla erano ad opera di carrozzerie indipendenti o controllate dalla stessa Fiat, ricordiamo in merito il furgoncino OM su autotelaio Fiat 600 multipla. La OM infatti era ormai controllata dalla Fiat e quindi disponeva della distribuzione della rete ufficiale dei concessionari Fiat.

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    Lo stesso autotelaio scudato, cioè dotato della sola parte frontale, oltre che della meccanica completa, fanaleria e sedili, veniva normalmente fornito anche a tutti gli altri carrozzieri che erano interessati alla costruzione di un proprio veicolo commerciale.
    Nel decennio di vita della Fiat 600 multipla, quindi furono disponibili una quantità non indifferenti di veicoli che derivarono dalla piccola utilitaria Torinese, diventando a volte anche concorrenti del veicolo OM.
    Visto che la trasformazione era facile, le richieste di piccoli veicoli da usare in città aumentava, e di conseguenza i profitti erano buoni, furono molti i carrozzieri che si cimentarono nell’impresa.
    Ricordiamo in questo elenco carrozzieri come Accossato, Mantelli e Canta, piccole carrozzerie poco conosciute a nomi illustri come Zagato, Viotti, Sata e Ghia e specialisti come Fissore, Moretti, Orlandi, Vignale e Pasino.

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    Ma per qualche motivo particolare, il nome che viene sempre associato al furgone derivato dalla Fiat 600 multipla, tanto da identificarlo nell’immaginario colletivo, indipendentemente da quale poi fosse il vero costruttore è Il Coriasco.
    La Carrozzeria Coriasco, era un’azienda Torinese, nata subito dopo la prima guerra mondiale come costruttore di scocche conto terzi, nel 1938 inizia a distribuire i primi veicoli promiscui con il suo marchio, veicoli derivati dalla Fiat 508 c, 1100 Nuova Balilla. Negli anni quaranta la Carrozzeria ha una buona fama, ma è proprio con la nascita della Fiat 600 Coriasco a permettere una produzione su scala industriale.
    In questo modo, gli fu possibile passare nel giro di pochi anni dal tradizionale sistema dei lamierati battuti a mano, perfetti per le piccole serie artigianali perchè richiedevano investimenti molto modesti, alle carrozzerie interamente stampate, che garantivano invece costi inferiori e un’alta produttività.
    La prima gamma di veicoli Coriasco, derivati dalla Fiat 600 multipla risale al 1956. La vettura Fiat di
    serie debuttò nel marzo di quello stesso anno ed era articolata nelle versioni Furgoncino normale (a due porte posteriori, una per lato), FurgoncinoTriporte (una posteriore sul lato sinistro, due sul destro), Furgoncino Esposizione (ovvero un furgone vetrato, adatto a contenere merce che doveva essere visibile dal pubblico durante mercati o fiere) a due o tre porte, Promiscuo a sei posti ed Ambulanza.

    Coriasco Furgoncino normale
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    Coriasco FurgoncinoTriporte
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    Coriasco Furgoncino Esposizione
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    Coriasco Promiscuo
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    Coriasco Ambulanza
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    Rispetto ai veicoli di altri carrozzieri, che spesso utilizzavano lo scudato completo della parte anteriore, il che spiega il motivo per cui molti furgoncini, di costruttori diversi, sembrino perfettamente identici tra di loro, la Coriasco invece, che aveva una linea propria di stampaggio, preferì acquistare dalla Fiat solo l’autotelaio che aveva così in comune con la Fiat 600 multipla il solo pannello frontale.
    In questo modo, i suoi furgoncini risultano leggermente diversi dagli altri; con un occhio un po’ attento li si distingue abbastanza facilmente per due dettagli caratteristici: le porte sono lisce, senza cioè la caratteristica gobba che evidenzia i passaruota nella Multipla, mentre il padiglione è visibilmente sporgente, formando una sorta di palpebra parasole sopra al parabrezza.
    Mantenendo un corpo vettura monovolume, veniva rivista la coda, che diventava più squadrata, in modo da guadagnare ulteriore spazio sul motore, motore che come per la Fiat 600 e per la Fiat 600 multipla rimaneva posteriore, il raffreddamento, non era, inizialmente ottimale, e si optò per delle feritoie poste sulle fiancate.
    Le buone doti di economia di esercizio e la sua praticità, fecero si che il Coriasco 600 M, divenne il veicolo ideale per commercianti ed artigiani.
    Coriasco da parte sua, garantiva un’ottima assistenza, grazie ad un efficiente magazzino ricambi dei lamierati, tanto da arrivare nel 1958 a tremila furgoni venduti.
    Con il grande successo ottenuto, è stato normale il passaggio ad un allargamento della gamma, e dunque
    si aggiunsero altre versioni come il pratico Furgoncino Quadriporte, con doppia porta posteriore su entrambi i lati, e il Camioncino, oltre a svariati allestimenti speciali realizzati su espressa richiesta dei clienti come i pubblicitari con livree personalizzate oppure i furgoncini vetrina con fiancate in cristallo per esporre la merce nelle fiere.
    Tra il 1956 ed il 1960 la Carrozzeria Coriasco allestì ben diecimila esemplari, tutti dotati del motore di 633 cc.

    Coriasco 600 M allestimento per l’Abarth
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    Con la Fiat 600 D multipla, ed il nuovo motore di 767 cc, le vendite migliorarono ulteriormente, senza stravolgere la produzione, venne introdotto solo la versione Furgoncino Biporte destro, che aveva una doppia anta sul lato destro e nessuna apertura sul lato sinistro. Altre modifiche erano solo di dettaglio, come, sul Camioncino, l’abolizione della molura a metà fiancata e la diversa forma delle prese d’aria laterali.

    Coriasco M Promiscuo

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    La produzione del nuovo Coriasco proseguì fino al 1962, data in cui la Fiat mise a disposizione dei carrozzieri i nuovi autotelai 600 T, appositamente studiati per l’allestimento delle versioni
    commerciali e non più legati esteticamente alla 600 Multipla.
  14. .
    SEAT Panda (FIAT Panda) - 1980-81

  15. .
    La Peugeot Tulip (acronimo di (Transport Urbain Libre Individuel et Public - Trasporto Urbano Libero Individuale e Pubblico) è un veicolo elettrico, nato nel 1986, per migliorare l’uso dell’automobile e vivere la città in modo diverso. Il sistema è stato sviluppato da PSA Peugeot Citroën, VIA GTI e Cegelec. In pratica si attiva un abbbonamento per poter utilizzare l’automobile, che non è più personale, ma una vettura che viene affittata, in pratica lo potremmo vedere come una sorta di Car Sharing, ma pensato parecchi anni prima che lo stesso diventasse di pubblico utilizzo nelle grandi città congestionate.
    Tulip propone quindi, agli abbonati, un veicolo elettrico, da ritirare nella apposite aree di ricarica, presenti nei vari punti della città, proprio queste zone di ricarica, tramite un sensore, ne permettono di rilevarne la presenza e poterle noleggiare, l’area di parcheggio, mediante un dispositivo di induzzione, permette, inoltre, la ricarica del mezzo, senza l’obbligo di usare fili. La particolarità della vettura è la possibilità di trovarla già climatizzata, l’interno viene mantenuto a temperatura, a seconda delle condizioni meteorologiche presenti.
    La vettura, si presenta come una piccola city car, con soli due posti, lunga 2,20 m e larga 1,40, alimentata da un motore elettrico che la spinge fino a 70 km/h, più che sufficienti per permettergli un rapido spostamento urbano, che unito alla buona accellerazione, da 0 a 50 km/h in 8 secondi l’avvicinano molto agli scooter, per migliorare l’accesso a bordo, anche in parcheggi angusti, le porte scorrono in avanti.
    L’interno è composto da due poltrone singole, con una plancia che avvolge il guidatore su cui vengono riportati i comandi principali, la strumentazione, a cristalli liquidi, viene riprodotta sotto il grande parabrezza.
    La sua struttura si compone di una ossatura in metallo su cui i cinque elementi principali vengono assemblati mediante incollaggio, la vettura risulta particolarmente ecologica, non solo per il motore elettrico ma anche attraverso la riciclabilità di tutti i suoi componenti plastici.




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