Innocenti GT186

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    Normalmente quando parliamo di Innocenti, subito lo associamo alla Lambretta o alle vetture costruite su licenza del gruppo Inglese BMC come la berlina A40 (copia dell’Austin A40 farina, anche se leggermente rivista), ma soprattutto per la costruzione della piccola Mini.
    Nel 1962 Ferdinando Innocenti all’epoca settantaduenne, vuole allargare la propria gamma cercando di creare una piccola GT di prestigio. Di questa idea ne parlerà con Enzo Ferrari, cui commissionò la costruzione del prototipo che vedrà la luce nel 1963.
    Purtroppo l’idea di Innocenti, è anticipata dall’industriale Ornozo De Nora che nel 1962 allestì una fabbrica in via San Faustino a Milano, proprio accanto agli stabilimenti dell’Innocenti, per costruire le sue ASA.
    Il progetto della nuova vettura, che non prenderà mai il via della produzione in serie, prende il nome di Innocenti 186 GT.
    L’entusiasmo di Innocenti si scontra con due problemi, l’impreparazione della fabbrica a gestire un veicolo di questa classe e la costruzione di una rete commerciale adeguata.
    L’Innocenti GT era dotata di un 6 cilindri a v di 1.787 cc (la metà del 12 cilindri Ferrari) alesaggio per corsa 77x64, distribuzione monoalbero a camme in testa per bancata e due valvole per cilindro, con una potenza di 120 CV a 7.000 giri/min, accoppiato ad un cambio, di derivazione inglese, era a quattro marce più overdrive su III e IV, i freni a disco sulle 4 ruote. Il motore era poi alimentato da tre carburatori doppio corpo. I coperchi delle testata erano simili a quelli utilizzati dalle Ferrari. Il motore comunque non era inedito, ma faceva parte del progetto che poi vedrà la luce sulla Dino Ferrari.
    L’intero progetto vide la luce presso la Ferrari, che seguì tutte le fasi di progettazione e costruzione.
    Per lo studio dell’Innocenti 186 GT, è stato costituito un gruppo di progettazione a Modena, nei locali della vecchia Scuderia, al quale hanno partecipato per la Ferrari: Rocchi (motore), Salvarani (cambio e trasmissioni), Casoli (telaio) e Marmiroli (verifiche di calcolo). Per l’Innocenti il progettista Alessandro Colombo, che aveva la direzione del gruppo, Arienti e Cattaneo. Disegni e prototipi delle parti meccaniche sono stati realizzati in breve tempo e l’autotelaio completo è stato presto consegnato a Bertone per l’esecuzione della carrozzeria, che fu disegnata da Giugiaro, allora stilista della Bertone.
    L’autotelaio del prototipo aveva il classico telaio tubolare Ferrari, con sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri articolati e posteriori a ponte con balestre e puntoni di reazione, le ruote a raggi sono della Borrani e montano pneumatici Pirelli Cinturato da 175 x 14. I freni sono a disco sulle quattro ruote. Le dimensioni di base danno un passo di 2.320 mm, una lunghezza massima di 4.200 mm, una larghezza massima di 1.600 mm ed un’altezza massima di 1.250 mm.
    Furono costruiti due prototipi, il primo, realizzato rapidamente per una presentazione estetica, aveva anche parti di carrozzeria in lega leggera ed è stato l’unico ad aver fatto qualche prova dimostrativa sulla pista interna allo stabilimento.
    Nel frattempo, presso la Bertone, sotto il controllo di Alessandro Colombo e con la collaborazione dei due progettisti Innocenti, sono eseguiti i disegni di una soluzione a scocca portante, molto probabilmente uno dei primi lavori d’industrializzazione di questo tipo fatto presso la Carrozzeria Bertone dalla coppia Giugiaro-Mantovani, e con questa scocca è costruito il secondo esemplare.
    Purtroppo nel 1964, quando ormai tutto è pronto per l’industrializzazione, l’Innocenti decise di abbandonare il progetto, che vide la distruzione del primo prototipo, ma per fortuna il secondo fu accantonato in un capannone Innocenti, per poi essere dimenticata, solo nel 1994, quando si decise lo smantellamento della fabbrica, da parte della nuova proprietaria dei capannoni, la Fiat che l’aveva acquistata con la consociata Maserati dall’industriale Alejandro De Tommaso che aveva acquisito il marchio Innocenti.
    Il momento era particolarmente rischioso, a Milano, oltre alla 186, c’era l’archivio della Biturbo, le cui scocche erano costruite dall’Innocenti, e molta documentazione importante, che rischiava di andare perduta.
    Ermanno Cozza, memoria storica della Casa del Tridente, riuscì a salvare tutto e ad affidare la 186 GT alla Ferrari. Portata in un grande magazzino della Saima di Formigine (da dove partono le Ferrari per tutto il mondo), fu tenuta sotto le ali di Antonio Ghini, ex responsabile del Cavallino e ora direttore dei musei di Maranello e Modena. Dove dal 2015 l’Innocenti 186 GT è la star di una mostra allestita all’interno del Museo Ferrari.

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    Peccato che il progetto fu abbandonato. :(

    Tuttavia, è entrato nella storia dell'industria italiana.

    Complimenti Xericos! Bel lavoro!
     
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1 replies since 21/1/2016, 07:47   309 views
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