Fiat 125

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    La storia della Fiat 125 nasce nel 1966, anno in cui i dirigenti Fiat incaricano Dante Giacosa per creare, in 18 mesi, una degna sostituta alla ormai anziana Fiat 1500. Questo perché con l’uscita dell’Alfa Romeo Giulia, la vettura Fiat era invecchiata precocemente. Qui è importante aprire una parentesi storica su la Fiat 1300/1500, questa vettura nata nel 1961, riprendeva una linea tipicamente Americana, si ispirava infatti alla Chevrolet Corvair, per la linea a "due gusci" sovrapposti, uniti a livello della linea di cintura, oltreché dai quattro fari anteriori circolari disposti a coppie orizzontali, mentre la linea della Giulia era nettamente più moderna e, come da tradizione Alfa, sportiva. Era necessario quindi trovare una vettura tampone, in grado di riavvicinare il pubblico che si era allontanato, la Fiat 132, era ancora in fase di progettazione e di accettazione da parte del gruppo amministrativo Fiat.
    L’incarico per Dante Giacosa, quindi non è semplice, costruire in 18 mesi, una vettura in grado di arrestare il calo di vendite e che non richiedesse la costruzione di nuovi impianti per produrla.
    La prima cosa da trovare, era un pianale, si optò per quello della Fiat 1500 C, concettualmente più obsoleto rispetto a quello della Fiat 124, ma più lungo di 8 cm, poi era necessario trovare una carrozzeria, anche qui si optò per una carrozzeria gia usata, quella della Fiat 124, opportunamente rivista e allungata, si prese il motore bialbero a camme in testa, comandato da cinghia dentata, della 124 Sport. La gestazione fu particolarmente rapida: per esempio, per la carrozzeria del prototipo non furono realizzati modelli in gesso ma si lavorò direttamente sulle lamiere originali della 124.
    Il pianale, benché meno evoluto, col suo retrotreno ad assale rigido con balestre a foglia (la 124 aveva, sempre nello schema a ponte rigido, le molle elicoidali), grazie al passo più lungo consentiva una miglior abitabilità longitudinale. La trazione ovviamente, rimaneva sulle ruote posteriori. La carrozzeria subì qualche modifica dimensionale per adattarla al nuovo passo e pochi adeguamenti estetici: frontale più alto e imponente, mascherina cromata con 4 fari quadrati, profili cromati sulle fiancate, coda ridisegnata con gruppi ottici verticali. Le portiere, con maniglie incassate, e la parte centrale della carrozzeria erano le stesse della 124. Per poterlo adattare meglio alle esigenze di una berlina, il 4 cilindri bialbero Lampredi subì un incremento di cilindrata da 1438 a 1608cm³ grazie a un nuovo albero motore con corsa di 80 mm. Ciò lasciò invariata la potenza massima di 90 cv DIN, ottenuti però a 5600 giri/min anziché a 6500: ne migliorò la distribuzione di coppia e la fluidità d'erogazione. Completavano il quadro tecnico i 4 freni a disco, con servofreno a depressione, e il cambio a 4 marce tutte sincronizzate: quest'ultimo era equipaggiato con sincronizzatori tipo Porsche, che diedero ottimi risultati riguardo alla manovrabilità. I rapporti delle varie marce furono studiati pensando a utilizzi intensivi della neonata berlina anche in autostrada: per esempio, la velocità raggiungibile in III era di 125 km/h contro i circa 100 della "1500 C". La vettura, utilizzando componenti già esistenti, venne sviluppata rapidamente ed i primi prototipi iniziarono già a circolare nell'inverno del 1966. Lo schema delle sospensioni ricalcò quello della progenitrice, con carreggiate leggermente più larghe. Interessante un particolare della sospensione posteriore, derivato dalla sportiva Dino e utilizzato in seguito anche per i modelli 131, 132 e Argenta. Il ponte rigido rimase sostanzialmente quello della "1500 C" ma privato della barra antirollio presente nella progenitrice, sostituita da una coppia di biellette longitudinali che collegavano il ponte al pianale, utilizzate per migliorare la precisione di guida. La Casa rimarcava curiosamente questo dettaglio nelle brochure della vettura nelle sue varie versioni, parlando di un cosiddetto "schema a quadrilatero".

    Fiat 125 prototipo
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    La Fiat 125 venne presentata ufficialmente nel maggio del 1967, con tre mesi di anticipo rispetto al tempo ipotizzato. La vettura ebbe da subito un’ottima accoglienza, sia dal pubblico che dalla critica, gli interni, nuovi, spaziosi e allestiti con materiali di ottima qualità, la carrozzeria (cui sapienti ritocchi avevano dato maggior " importanza") piacquero al pubblico. Inoltre era tra le poche auto della sua categoria con l'abitacolo senza parti di lamiera in vista. Da segnalare, dopo molti anni di "assenza", il ritorno della leva del cambio a cloche e della strumentazione con elementi circolari. Anche la brillantezza delle prestazioni e la robustezza generale del modello vennero apprezzate dai clienti, che lamentarono, però, l'assenza della 5ª marcia: la "rivale" Giulia Super l'aveva. La Fiat "125" fu una delle primissime automobili a montare di serie il tergicristallo con comando ad intermittenza. Da fine '67, solo a richiesta, disponibile il contagiri elettronico. Altri accessori disponibili su richiesta per la nuova berlina torinese sono l'antifurto "bloccasterzo", gli pneumatici a fianco bianco, l'autoradio, la trasmissione semiautomatica "Idroconvert" (funzionante in modo analogo a quella già offerta sulla "850").

    Fiat 125
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    Al salone di Torino del 1968, fa la sua apparizione la Fiat 125 S, che si distingueva dalla versione normale per le cornici cromate sui passaruota, per gli interni più ricchi (sedili con fascia centrale in tessuto, nuova consolle centrale con porta oggetti, plancia priva del finto legno, nuovo impianto di riscaldamento e nuovo rivestimento del pavimento con migliore insonorizzazione) e, soprattutto, per il potenziamento del motore da 90 a 100 CV DIN a 6200 giri/min, mantenendo invariata la cilindrata e l'adozione della 5ª marcia, non di velocità ma di riposo (la velocità massima di 170 km/h, contro i 160 della versione normale, veniva raggiunta normalmente in 4º: alcune riviste specializzate dell'epoca raggiunsero i 170 km/h in 5º, ma le prove su strada prevedevano condizioni di marcia più favorevoli). Le vendite del nuovo modello sopravanzarono quelle della versione base che, nel '69 uscì di produzione pur rimanendo per due anni ancora in listino. Altri aggiornamenti della "125 S" riguardavano l'adozione del doppio circuito frenante (un circuito per l'avantreno e uno per il retrotreno) e del correttore meccanico di assetto in frenata (la potenza frenante al retrotreno veniva dosata per evitare un eccessivo scaricamento della sospensione posteriore in fase di rallentamento), oltre a una diversa taratura dello sforzo al pedale del servofreno. Completavano il tutto una nuova scatola dello sterzo, derivata da quella della Fiat "Dino Coupé", nuovi fari allo jodio e l'adozione di serie di pneumatici a carcassa radiale. Inoltre la leva del cambio venne arretrata e accorciata, per un'impostazione più sportiva del posto guida. Anche lo specchietto retrovisore interno venne modificato, con un nuovo attacco sganciabile in caso di impatto. Vennero introdotti accessori optional di pregio, come ad esempio: aria condizionata, cerchi in lega leggera, lunotto termico, cristalli atermici. Nuove luci di cortesia e attacchi per il montaggio di un altoparlante ai posti posteriori. Diversi particolari in plastica dell'abitacolo, come ad esempio le guarnizioni dei montanti e dei sedili anteriori, beneficiano di un miglioramento della finitura. Anche gli ultimi esemplari prodotti della "125" base furono equipaggiati con doppio circuito frenante. Il bagagliaio subisce una leggera riduzione della capacità, da 400 a 380 dm³, dovuta all'adozione del nuovo serbatoio da 50 litri anziché 45.

    Fiat 125 S
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    Nel 1970 un leggero restyling interessò il frontale (nuova mascherina e indicatori di direzione inclusi nel paraurti), la coda (nuovi gruppi ottici più ampi), gli interni (sedili in panno, plancia rivestita in vero legno, disponibilità di accessori ampliata) e altri particolari esterni (paraurti con inserto in gomma, nuovi copricerchi) della 125 Special. Vennero resi disponibili altri accessori a richiesta di pregio, come il cambio automatico (costruzione General Motors, 3 rapporti) e l'accensione elettronica. Particolare non trascurabile per l'epoca: la "125 Special" dal 1970 adottò uno sterzo con piantone snodato e diviso in tre parti, che in caso di incidente frontale evitava pericolosi arretramenti del volante contro il pilota. L'uscita di scena del modello (1972) suscitò molti rimpianti nel pubblico che, negli anni, ne aveva apprezzato le doti di robustezza, affidabilità e qualità.

    Fiat 125 Restyling
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    La vettura, come quasi tutte le Fiat di quel periodo, vennero prodotte anche su licenza in vari mercati:

    Polonia: dove la Polski Fiat la produsse fino al 1991 con il nome di Polski Fiat 125p in ben 1.445.699 esemplari, anche nella versione familiare da noi assente. La carrozzeria è semplificata rispetto al modello italiano: i quattro fari anteriori sono tondi, vi sono meno finiture cromate e le maniglie delle portiere inizialmente sono a pulsante anziché incassate. La meccanica è quella della vecchia Fiat "1500 C", inclusi la leva cambio al volante e il ponte rigido posteriore senza biellette, ma con i freni a disco sulle quattro ruote. anche le motorizzazioni principali furono derivate dalle vecchie Fiat "1300/1500". Successivamente, per alcune versioni speciali furono montati motori bialbero sempre Fiat ("125p Montecarlo", 1600 cc; "125p Acropolis", 1800 cc; "125p GTJ", 2000 cm³). Venne pure prodotta, in piccolissima serie, una versione diesel equipaggiata con il motore di 1588 cm³ da 54 CV della Volkswagen "Golf". La vettura servì come base meccanica anche per la FSO Polonez prodotta fino al 2002.

    Fabbrica Polacca Fiat 125 P
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    Fiat 125 P
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    Ultima versione Fiat 125 P
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    Fiat 125 P familiare
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    Fiat 125 P Montecarlo
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    Fiat 125 P Acropolis
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    Fiat 125 P Gtj
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    FSO Polonez
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    Jugoslavia: la Zastava produsse la Zastava 125 identica al modello originale Fiat e disponibile anche in versione Giardinetta. Le versioni disponibili erano denominate "125 PZ" con motori di 1295 oppure 1481 cm³.

    Zastava 125 PZ
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    Argentina: altro grande mercato che produsse tantissime Fiat 125, secondo solo alla produzione Polacca, costruite dal 1972 fino al 1982 dalla locale "Fiat-Concord" sulla base della "125 Special" appena uscita di produzione in Italia. Uniche modifiche di rilievo il serbatoio spostato sul fondo del bagagliaio, come la "1500 C", e il cambio a sole quattro velocità. Oltre alla berlina, era disponibile nelle versione giardinetta denominata "Familiar" e coupé denominata "Sport". Dal medesimo modello fu derivato anche un pick-up, il "1600 multicarga", poi ribattezzato "125 Multicarga" dal 1974, distinguibile per il frontale con due soli fari. Ne furono fabbricate 188 971 esemplari. Dal 1978 venne commercializzata una versione ristilizzata ribattezzata "125 Mirafiori" che riprendeva alcuni aspetti stilistici della "131": fu tra l'altro l'unica serie delle "125" argentine col cambio a 5 rapporti. Il motore di 1608 cm³ era disponibile, secondo le versioni, con potenze di 100, 110 e 125 CV DIN (versione "125 Potenciado"). Da citare il curioso modello precedente, costruito sempre dalla Fiat-Concord, la "1600". In pratica era una "125" normale, con la scocca del modello base ormai non più prodotto in Italia, il frontale della "125p" polacca e la meccanica elaborata in loco della "1500 C", con leva cambio sul pavimento anziché al volante. Cilindrata maggiorata da 1481 a 1625 cm³. e potenze da 88 a 92 CV DIN.

    Fiat-Concord 125 – S - Sl
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    Fiat-Concord 125 ultima serie
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    Fiat-Concord 125 Familiar
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    Fiat-Concord 125 Multicarga
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    Colombia : vennero fabbricate pochi esemplari della 125 italiana che fu rapidamente sostituita dalla 125p polacca meglio adatta al mercato locale.

    Cile : venne fabbricata una vettura praticamente uguale alla Fiat "125 Special" restyling del 1970.

    Sudafrica : venne allestita dal preparatore locale Alconi Scorpion di Pretoria la Fiat "125 OTS Scorpion" (nessun legame ufficiale con la Abarth), sulla scocca della berlina italiana modello base. Montava il 1608 cm³ con potenza elevata a 125 CV DIN (a 6300 giri/min) grazie a nuovi alberi a camme, alimentazione con due carburatori doppio corpo Weber 40 DCOE e nuovi collettori di aspirazione e scarico. Velocità massima dichiarata di 172 km/h e accelerazione da fermo sui 400 m in 16,1 sec. Cambio a sole 4 marce. Venne anche abbassato il piantone dello sterzo per un posto guida più sportivo. La ditta dava la possibilità di disporre di ulteriori modifiche per raggiungere potenze fino a 190 CV DIN per l'utilizzo in pista.

    Fiat 125 OTS Scorpion
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    Nuova Zelanda: venne allestita dall'importatore della casa torinese Torino Motors la "Fiat 125 T", identica esteriormente alla "125" base italiana, in meno di un centinaio di esemplari. Motore di 1608 cm³ portato a 128 CV DIN grazie a valvole maggiorate, nuovi alberi a camme, aumento del rapporto di compressione e alimentazione con due carburatori doppio corpo Weber 40 DHLA (disponibili anche i Dell'Orto per uso in circuito). Prodotta con assetto ribassato e irrigidito, serbatoio carburante maggiorato e con impianto di scarico più libero, venne impiegata principalmente per partecipare alle più importanti competizioni neozelandesi in pista per automobili derivate di serie. Anche in questo caso, cambio a 4 marce. Le prestazioni dichiarate erano velocità massima di 179 km/h e accelerazione da fermo sui 400 m in 16,3 sec.

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    Road Test rivista Inglese Autocar n° 2161 del 1967
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    bello il reportage !!! belli anche i prospetti in tedesco !! :woot: :woot: :woot: :woot:
     
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    Be almeno capisci cosa c'è scritto, io ho un po' di difficoltà, ma qualcosa capisco poi il traduttore di google ed una idea me la faccio.
    Ciao
     
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    Il modello Montecarlo è molto bello. :wub:
     
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    gran macchina! che tempi, quanta nostalgia... :unsure:
     
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